Assisi chiama New York. Sete di pace, dialogo contro odio

La 71 Assemblea Generale delle Nazioni Unite si riunisce proprio per parlare di migrazioni e rifugiati

Assisi chiama New York. Sete di pace, dialogo contro odio
Marina Sereni Foto http://www.ilpost.it/

Assisi chiama New York. Sete di pace, dialogo contro odio da Marina Sereni, Vicepresidente della Camera dei Deputati – Tre giorni di straordinario valore religioso, morale, culturale, politico. Questo è stato l’evento  “Sete di pace” promosso e organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio, dalla Diocesi e dalle Famiglie Francescane di Assisi per celebrare il trentesimo anniversario della Giornata mondiale di preghiera per la Pace voluta nel 1986 da Papa Giovanni Paolo II.

Riflessioni, dibattiti, approfondimenti specifici hanno messo a confronto esponenti delle più importanti religioni del pianeta con intellettuali, manager, politici per dare risposte alle drammatiche contraddizioni del mondo, per cercare le strade della pace, per pregare insieme e per cercare di fermare insieme la violenza e le guerre. La presenza di Papa Francesco ha dato a queste giornate una forza eccezionale e ha consegnato ad ognuno dei partecipanti, e al mondo intero, la responsabilità di testimoniare e di costruire, ciascuno dal suo posto, i valori del dialogo e della pace.

Emozionante vedere tutte quelle diversità riunite in un luogo così simbolico come la Piazza inferiore di San Francesco. Commovente ascoltare le testimonianze di chi in Siria è vittima di una guerra civile terribile e rischia la vita per la sua fede. I leader religiosi convenuti ad Assisi hanno dimostrato con i gesti e con le preghiere, per dirla con le parole del Patriarca Bartolomeo I che “non esistono religioni criminali, ma criminali in ogni religione…”. Forte il richiamo del Papa, a non restare alla superficie del messaggio di queste giornate, a non rifiutare l’altro mai, ad ascoltare e accogliere i poveri, a cambiare qualcosa in profondità del nostro modo di essere e di vivere per poter avvicinare la pace. Una sferzata per credenti e non credenti, in un momento in cui è molto più facile alimentare l’odio e la paura che nutrire il dialogo e la speranza.

Soltanto ieri sera, in una piccola comunità del mio territorio, interessata dall’arrivo di ragazzi in cerca di protezione umanitaria ho potuto toccare con mano la durezza della sfida, ho potuto ascoltare parole di accoglienza dal parroco, dalle associazioni, da molti cittadini ma anche parole di rabbia, di chiusura, di paura. Una paura e una rabbia che debbono essere comprese e smontate, e che solo l’esempio, il lavoro quotidiano di chi è chiamato a gestire questa emergenza, la sensibilità di chi può costruire legami nella comunità possono disarmare. Ecco: disarmare la paura e sconfiggere l’egoismo comincia da ciascuno di noi, richiede una grande onestà intellettuale e una grande disponibilità a capire anche i sentimenti più distanti dai nostri…

Questo ci dice Assisi: un mondo di pace non è un mondo ideale in cui scompaiono per magia conflitti e tensioni. Non è così sulla scena internazionale, devastata dalle guerre guerreggiate, dal terrorismo, dalle carestie, dalla povertà estrema problemi enormi ai quali dobbiamo cercare risposte con i mezzi della diplomazia, della politica, della cooperazione.  Non è così nelle nostre società, in cui diseguaglianze sociali e insicurezze si intrecciano e rendono difficile quanto necessario dare una risposta ragionevole e inclusiva di fronte alle migrazioni crescenti.

Assisi chiama New York. La 71 Assemblea Generale delle Nazioni Unite si riunisce proprio per parlare di migrazioni e rifugiati. La mobilità degli uomini e delle donne, soprattutto di chi fugge da violenze e fame, è un diritto di ogni essere umano. Ma le affermazioni di principio e le norme del diritto internazionale debbono essere tradotte in scelte operative, in programmi globali, in azioni di cooperazione.

L’Europa ha una responsabilità, una storia, dei valori sui quali fare leva per contribuire fattivamente a dare una soluzione ad una delle più grandi emergenze umanitarie della storia moderna. Quale Europa? C’è l’Europa delle Ong, c’è l’Europa dei leaders che cercano di contrastare i populismi e la xenofobia, c’è l’Europa della Commissione che ha avanzato proposte per una visione comune della sicurezza e un importante progetto di investimenti verso l’Africa… Poi c’è il Consiglio Europeo, alcuni Capi di Stato e di Governo, che da mesi si dividono senza dare risposte vere e solidali al crescente flusso migratorio…

Ecco Assisi ci dice che noi dobbiamo combattere per la prima Europa, per far crescere nella concreta esperienza di ogni nazione la consapevolezza che l’odio e la paura sono non solo il contrario della nostra storia ma soprattutto del futuro della nostra civiltà”.

 

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