Ligabue a Radio Subasio … dal numero 7 ai vizi capitali fino alla musica VIOLE DI ASSISI – Partire dai numeri per arrivare alla musica. Perché il suo è un mondo musicale. Ligabue, è stato ospite a Radio Subasio per una diretta che ha tagliato a metà la sua permanenza in Umbria, in occasione dei due concerti di Perugia (martedì 6 e mercoledì 7 marzo) nell’ambito di ‘Made in Italy – Palasport 2017’.
Deciso a concedersi ai fan presenti in Radio soltanto dopo la chiacchierata nell’ormai famosa Sala Rossa dell’emittente, ha spaziato fra gli argomenti più vari, stimolato da Roberto Gentile, voce ultranota della Radio, per arrivare ad ammettere, quasi alla fine, che “tenere botta è un esercizio costante per stare al mondo“.
L’avvio è ‘un’intuizione numerologica’. L’onomastico del Liga, infatti, cade il 7 gennaio, risale al 1987 il primo concerto ed al 1997 il primo Stadio, nome e cognome, inoltre, risultano composti da 7 lettere … ed anche l’intervista programmata in Radio è il 7 marzo, una giornata ideale quindi per un numero ideale.
Mentre dall’etere ai social dell’emittente si canalizzava l’apprezzamento per l’artista dei fans, lui rispondeva “una numerologa mi disse ‘tu sei un 7 ambulante’ ma ho sempre avuto simpatia per questo numero e mi piace pensare che si abbini a me.
E’ anche vero che nella set list degli album sto attento alla traccia 7 che deve avere il suo perché, deve essere una canzone con una sua peculiarità”
Dal 7 agli ulteriori agganci il passo è stato brevissimo. A partire vizi capitali, con la replica del Liga “anche le note sono lo stesso numero”. La gola? “sono goloso, non mi faccio mancare niente e mi piace pensare che quel piacere lì, uno se lo merita, mangio di tutto e volentieri dopo di che, faccio attenzione per quello che serve, perché con l’avanzare dell’età, il colesterolo … ma faccio attività fisica anche per potermi permettere i piaceri della gola.
L’accidia? “se intesa come voglia di non fare un tubo, sono uno che ha sempre qualcosa e voglia di fare … mi piace molto potermi esprimere … ed avere la possibilità di muovermi in territori diversi dalla canzone.
La superbia? “credo che ci sia stato chi mi ha dato del superbo. io non credo di esserlo, so che nasco come timido, quella caratteristica non te la togli e può anche apparire come superbia”. Sull’avarizia “no lo sono- ha risposto – ma non ho le mani bucate, fino a 30 anni guadagnavo 1 milione e 200 mila lire, so cosa significa fare i conti per lo stipendio”. Ed ancora, la lussuria? “non mi nego i miei piaceri, ma non mi sono fatto prendere la mano al punto da perdere la testa”.
Che dire poi dell’ira “ogni tanto mi arrabbio, ed il mio mio manager lo sa, dopo 30 anni di lavoro insieme, ma nel tempo ho acquistato più pazienza e tolleranza”.
A proposito dell’invidia “la prova in varie forme ogni essere umano – ha proseguito – l’importante è che non diventi qualcosa che ti corrode dentro; può diventare ambizione ed io lo sono … da quando mi è stato permesso di fare questo mestiere mi sono sentito nella condizione di fare sempre meglio e di più”
Da qui, il ritorno alla musica. “Il mio lavoro non si rivolge ad una nicchia di persone; io faccio musica alternativa a quella degli altri, nel senso che è mia. La mia intenzione è sempre quella di rispettare ciò per cui la canzone nasce. La canzone nasce come strumento popolare, quindi diventa fondamentale che ci sia gente che risponde a quello che faccio”
L’approdo è al nuovo Album, pubblicato anche su vinile, perché Ligabue ancora lo fa. “Made in Italy” è un concept Album, nel quale le canzoni sono tasselli di una storia da seguire dall’inizio alla fine. “Ho voluto anche – ha ammesso l’artista – che le canzoni avessero una loro autonomia e ne sono prova i singoli, ‘G come giungla’ potrebbe far parte di altro Album, come Made in Italy, mentre in ‘E’ venerdì’ si fa riferimento alla storia portante, ma anche questa tutto sommato poteva essere a sè”.
Chiamato a raccontare il senso dell’ultima produzione “il messaggio – ha concluso – non è essere supini rispetto a quello che c’è; le cose possono essere cambiate ma prima di tutto occorre cambiare se stessi acquisendo maggiore consapevolezza”. Perché la vita “è un cammino che non finisce mai”.
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