Salomè, successo sabato dell’opera alla Basilica Superiore di San Francesco
da Umberto Rinaldi
ASSISI – Sabato scorso 14 ottobre alle 21 in Basilica Superiore di San Francesco come ampiamente pubblicizzato s’è tenuta la prima dell’opera “Salomè” del Padre Giuseppe Magrino conventuale. La Basilica era gremita di pubblico anche in piedi, silente e particolarmente rapito da quanto si sviluppava sul piano rialzato di fronte all’altare attraverso il canto dei solisti e coristi e dall’orchestra del Maggio Fiorentino.
Sicuramente una composizione dalla scrittura ardua alle voci e agli strumenti per la sua particolare ispirazione di antico-moderno, ora recitazione di declamato ora affascinante arioso di stile italiano.
Dunque cosa sottolineare dopo lo scrosciante applauso del pubblico a fine dei 60 minuti di ascolto? Non di certo la scelta di realizzare l’opera in Chiesa poiché il racconto prende vita dal Vangelo e non di certo dall’adattamento del testo del discusso Oscar Wilde, affatto irriverente. Non di certo l’accenno di danza della spogliazione di Salomè di fronte all’affresco giottesco della spogliazione di Francesco. Anch’Egli si denuda ma per completa rinuncia di sé!
Forse è utile aggiungere allora un breve commento all’entusiasmo degli astanti di quanto il regista Dario Argento ha inteso interpretare con accenni di recitazione dei solisti e coro con la sua scelta minimalista, diremmo francescana: vedere sul palco i cantanti con le vesti di tutti i giorni, le più scontate possibili.
Quasi pubblico invitato a salire sul palco per raccontare la disgraziata fanciulla Salomè spontaneamente così come ciascuno si trova, senza abiti di scena né eleganti da sera. Addirittura ad ogni fine scena, tre scene, i cantanti e coro si aggruppavano fra loro commentando il da farsi e come proseguire. Il direttore d’orchestra stizzito dalla disattenzione poi li richiamava a proseguire secondo partitura. Unica diversità da questa normalità le luci colorate che trasfiguravano l’abside basilicale.
Forse questa scelta registica potrà aver disturbato i palati più esigenti? o altri che avrebbero gradito costumi d’epoca che come a teatro esemplificassero chiaramente una storia di duemila anni fa?… Secondo la norma che il pubblico ha sempre ragione se in alcuno fosse sorta questa perplessità diremmo: ma è proprio questo l’errore da evitare al di là che si abbia o no applaudito: la storia di Salomé è racconto evangelico e dunque non ha tempo, perché sa parlare all’uomo di ieri di oggi e di domani.
Salomé è una disgraziata fanciulla anch’oggi presente nella nostra società moderna.
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