Sete di Pace, in piazza per appello pace, il messaggio di Sorrentino

All'aperto la cerimonia finale e il messaggio d'appello per la pace

sorrentinoSete di Pace, in piazza per appello pace, il messaggio di Sorrentino. Il Papa e i leader religiosi, terminate le distinte preghiere, si sono trasferiti nella piazza antistante la Basilica inferiore di San Francesco d’Assisi. All’aperto la cerimonia finale e il messaggio d’appello per la pace.

“In questi giorni, professando e testimoniando le nostre convinzioni religiose, nell’ascolto rispettoso di quelle altrui, abbiamo fatto una vera esperienza di amicizia”. Lo ha detto monsignor Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, per il quale ora “occorre procedere oltre. La nostra amicizia vuol essere un contributo a una politica della fraternità su scala globale. E’ possibile che l’umanità si senta una sola famiglia? Noi credenti pensiamo di sì”, e per questo operiamo, nella ricerca di ciò che ci unisce, andando oltre ciò che ci divide”.

 

Caro Santo Padre Francesco,
cari fratelli e sorelle,
amici tutti,

La Chiesa di Assisi vi abbraccia con affetto mentre rivive l’emozione di quella grande profezia posta trent’anni fa in questa piazza da san Giovanni Paolo II: la profezia dello “spirito di Assisi”.

Uno spirito di preghiera, di concordia e di pace, che vuole essere una risposta ad un mondo intristito da tante guerre che talvolta, impropriamente, anzi in modo blasfemo e satanico, agitano vessilli religiosi. In questa Assisi in cui il giovane Francesco prese le distanze dallo spirito del mondo per essere tutto di Cristo e dei fratelli, divenendo uomo di pace, la nostra riflessione e la nostra preghiera hanno gridato ancora una volta un no alla cultura della guerra e un sì alla cultura della pace. Cultura della pace che Lei, Santo Padre, ci ha insegnato quest’anno a declinare come cultura della misericordia. Ossia una cultura dell’amore che sa prendersi cura, intenerirsi e perdonare, secondo la beatitudine evangelica: “Beati i misericordiosi perché otterranno misericordia”.

In questi giorni, professando e testimoniando le nostre convinzioni religiose, nell’ascolto rispettoso di quelle altrui, abbiamo fatto una vera esperienza di amicizia.
Occorre procedere oltre. La nostra amicizia vuol essere un contributo a una politica della fraternità su scala globale.
È possibile che l’umanità si senta una sola famiglia? Noi credenti pensiamo di sì, e per questo operiamo, nella ricerca di ciò che ci unisce, andando oltre ciò che ci divide.

L’esempio di Francesco di Assisi ci è di grande aiuto. Lo “spirito di Assisi” ha a che fare con la sua vita e il suo messaggio.
La stessa forma del suo saluto – “Il Signore ti dia la pace” – non era solo un augurio, ma una preghiera per la pace. Esprimeva la convinzione che la pace vera è dono dall’alto, senza nulla togliere alla nostra responsabilità. Guardi, Dio che è misericordia, alla “sete di pace” del nostro mondo.

A Lei, Santo Padre, e a tutti i presenti, un fraterno abbraccio e un augurio di pace.

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