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Nicola Piovani ad UniversoAssisi con la Musica è pericolosa
di Marcello Migliosi
«Ciò che non si può dire e ciò che non si può tacere, la musica lo esprime», lo diceva Victor Hugo, e sono stati proprio gli strumenti come il pianoforte, il contrabbasso, il sassofono, le percussioni, la chitarra, il violoncello, la fisarmonica a tessere il racconto dello spettacolo “La musica è pericolosa” di Nicola Piovani ad UniversoAssisi. Il concerto, da tutto esaurito al Ponte Santa Croce del Bosco di San Francesco, a valle del Colle del Paradiso, è stato sublime.
Il maestro, premio oscar de La Vita è bella, ha cominciato narrando un aneddoto accadutogli al tempo in cui era stato chiamato a musicare “L’intervista” di Federico Fellini, film del 1987. Ha raccontato di quanto il grande regista abbia voluto un arrangiamento che Piovani aveva già realizzato per un’opera teatrale, suscitando l’ilarità del pubblico.
“La musica è pericolosa” è infatti un viaggio in grado di attuare una metamorfosi interiore attraverso un crescendo di atmosfere dense di sentimento, che compone e armonizza una narrazione teatrale in cui la parola arriva dove la musica non può arrivare e, soprattutto, la musica la fa da padrona là dove la parola non sa e non può arrivare. La frase, titolo dello spettacolo che sta andando in giro in Italia e anche fuori, come in alcuni teatri antichi della Grecia, è di Federico Fellini che dalla musica era intimorito e che la ricercava solo come sottofondo quando lavorava e quando l’impegno etico al lavoro lo proteggeva come uno scafandro dalla “possessione musicale”.
Da non dimenticare che fu proprio Fellini ad ispirare il titolo dell’opera e del libro a Piovani.
Forse non tutti sanno che, infatti. che La musica è pericolosa è anche un libro (edito da Rizzoli) del grande artista Capitolino. Quella di Nicola Piovani – scrive Ibs – è una vita nel segno della musica, e degli incontri che la musica ha reso possibili: con Ennio Morricone, Manos Hadjidakis; con il pubblico che lo ha ascoltato dal vivo negli auditorium, nei teatri, nei cabaret; con i registi come Federico Fellini e Mario Monicelli, per i quali ha scritto alcune delle colonne sonore che hanno segnato quarant’anni di cinema.
Ma se «la musica è pericolosa», come diceva Fellini, è un pericolo che vale la pena correre perché regala inaspettati scampoli di divinità. Nelle pagine del libro, Nicola Piovani, uno dei musicisti più noti e amati nel mondo, ricorda com’è cambiata la sua vita con l’arrivo in casa della rivoluzionaria Lesaphon Perla, la fonovaligia acquistata per le feste da ballo di suo fratello e su cui lui ascoltava insaziabilmente Bach e Beethoven.
Racconta come sono nate molte delle sue musiche prendendo ispirazione anche dalla sua infanzia, come La banda del pinzimonio composta per Roberto Benigni, la combinazione mi-fa-sol di Il bombarolo scritta per Fabrizio De André o la canzone Quanto t’ho amato, scritta con l’amato amico Vincenzo Cerami, al fianco del quale ha lavorato per tanti anni.
Ma racconta anche gli scherzi goliardici che si concedeva con Gigi Magni, come quello di approntare un testo provvisorio per la metrica di una nuova lirica di I sette re di Roma usando il turpiloquio al posto dei numeri che si usano normalmente.
Prende forma così una «vita cantabile» dove la musica diventa un pretesto per parlare della vita, e dove la vita si lascia agganciare proprio in quei momenti in cui un’aria, una combinazione di suoni, il fragore di una banda o l’audacia di un’orchestra hanno saputo toccarci il cuore e dirci qualcosa di più su questa rocambolesca avventura di essere musicalmente al mondo
Il maestro, autore di alcune delle più belle e celebri colonne sonore degli ultimi trentanni, ha guidato gli spettatori in un viaggio di note e suggestioni, ripercorrendo i suoi lavori accanto a De André, Fellini, Magni, e altri registi italiani, spagnoli, francesi, argentini.
Il primo brano del concerto-spettacolo è il tema dell’”Intervista” di Federico Fellini, mutuato per insistenza del maestro dal tema già scritto per un’opera teatrale di Vincenzo Cerami. La narrazione della musica che fa paura affonda le proprie origini già nel mondo greco antico con il mito di Orfeo e la sua cetra e delle Sirene, creature seducenti proprio per il loro canto e per questo pericolose: metà donna e metà uccello, diventate solo nell’immaginario medioevale metà pesce, divoravano i marinai che si avvicinavano alla loro isola, identificata con Capri.
Apollonio Rodio nelle Argonauticheparla di queste creature che cantavano su una spiaggia “piena di scheletri e cadaveri putrefatti”, così la musica assume un carattere seducente e insieme macabro. Sarà proprio Orfeo che, con una sorta di controcanto che “manda fuori” il coro, vincerà le Sirene che si suicideranno gettandosi in mare. Le correnti marine porteranno Poseidone sulla spiaggia campana riconducibile al luogo dove oggi sorgono il Castel dell’Ovo e la città di Napoli e al suo mito Piovani ha dedicato l’omonima composizione.
Una bellezza che Piovani e tutti gli eccellenti musicisti attorno a lui hanno fatto godere dalla prima all’ultima nota. Un programma, il suo, orchestrato elegantemente e che ha alternato colonne sonore, composizioni originali, trascrizioni e canzoni di grande effetto ormai entrate nella nostra memoria musicale.
Ha gradevolmente “swingato” dove c’era da swingare, è arguto Piovani, e attraversa i generi, ma si mantiene sempre fedele al suo stile, diciamo proprio alla sua estetica. Pubblico rapito e, dopo il bis sulla colonna sonora de La Vita e Bella in stading ovation.
FORMAZIONE
Marina Cesari Sax/Clarinetto
Pasquale Filastò Violoncello/Chitarra
Ivan Gambini Batteria/percussioni
Marco Loddo Contrabbasso
Rossano Baldini Tastiere
Nicola Piovani Pianoforte
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