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Si svolge oggi, a Santa Maria Degli Angeli, nell’Auditorium dell’Istituto Comprensivo “Assisi 2”, alle 18, lo spettacolo teatrale: Da Oswiecim ad Auschwitz e ritorno. Diario di bordo di un’esperienza da raccontare, proposto dagli alunni delle classi Terze della Scuola Secondaria di 1° grado “Alessi”. È l’ultimo atto, per il 2015 del Progetto pluriennale Giovani Memoria Luoghi che la Sezione didattica dell’Istituto per la storia dell’Umbria contemporanea propone da tempo alle scuole secondarie della regione.
Più che un saggio di fine anno l’iniziativa costituisce il rispetto di un impegno assunto dai ragazzi alla vigilia di un loro viaggio di sei giorni nella cittadina polacca, alla cui periferia subito dopo l’occupazione tedesca venne allestito il campo diventato simbolo della negazione di ogni diritto umano. Nell’aprile scorso, allorché un nutrito gruppo di ragazzi assisani, coordinati dal Dirigente scolastico Debora Siena, raggiunse Oswiecim, ospitatir dalle famiglie di coetanei polacchi del Miejskie Gimnazjum nr 2, il patto educativo era: racconta ciò che vedi.
Non è neppure il racconto di un pellegrinaggio, ma il montaggio di riflessioni attorno ad un tessuto sociale spazzato via dalla furia nazista, che ha saputo ricomporsi, trasformando in risorsa – come notano i giovani testimoni durante la rappresentazione scenica – quelle permanenze tragicamente note: molti genitori dei ragazzi polacchi lavorano oggi presso il Museo di Auschwitz e molti altri alla IG Farbel, industria chimica presso cui, verso la fine del 1944, lavorò anche Primo Levi.
Il racconto-testimonianza si apre con una corale riflessione sul carattere dei polacchi, così come è stato colto dai ragazzi, per proseguire con immagini di ciò che resta in città della cultura e della religione degli ebrei, spazzati via dall’occupazione tedesca del 1939. Il dramma di un popolo è reso dalla storia di un tredicenne ebreo catturato ad Oswiecim dai tedeschi e trasferito al campo; ne uscì diciassettenne, tornò a casa, irrimediabilmente vuota e trascorse tutta la vita fra quelle mura, senza uscire mai: i concittadini, cattolici, provvidero al suo sostentamento. Ora quell’edificio ospita un circolo culturale per i ragazzi della cittadina.
Originale è anche il racconto di Birkenau. Nello spettacolo i giovani Autori evitano di proporre le immagini canoniche di quel luogo (baracche, fili spinati, binari…); utilizzando soltanto i primissimi piani dei loro sguardi di fronte ad una realtà che faticano a comprendere di cui però percepiscono tutto il peso: “specchi dell’anima”, appunto. Il lavoro si chiude con un’immagine: un piccolo bruco nero da cui una farfalla colorata vola via al di là di fili elettrificati. Metafora esplicita e fresca dei cambiamenti che ha prodotto in ciascuno di loro una esperienza forte ma come dicono nel titolo, “da raccontare”.
L’iniziativa che rientra nel Progetto “Cittadinanza attiva e partecipata” della scuola, è stato condotto dall’insegnanti Roberta Gorietti, Anna Masciotti, Daniela Bartocci, Fausta Grisanti, Maria Crostek.
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