Giunta Assisi, adesso il sindaco Ricci dovrà far posto a una donna

ASSISI – Anni di tempo perduto, soldi dei contribuenti gettati al vento, due ricorsi al TAR e uno al Consiglio di Stato. Sono le parole dell’avvocato Franco Matarangolo che ha seguito tutta la vicenda e adesso – come spiega il legale nell’incontro tenuto con la stampa nella sede della Pro Loco di Santa Maria degli Angeli – Giustizia è stata fatta. E’ la storia di una lunga battaglia cominciata tre anni fa quando il sindaco di Assisi, Claudio Ricci, fu rieletto primo cittadino. L’alcade assisiate è stato bocciato dal Consiglio di Stato perché il suo esecutivo era privo di donne, sia nella prima, sia nella seconda formazione dell’esecutivo. Simone Pettirossi, Giorgio Bartolini, Luigino Ciotti, Maria Grazia Ricci, Francesca Vignoli e Simonetta Maccabei, iniziarono questa lotta e solo ora si conclude con una sentenza immediatamente esecutiva. Nella giunta deve esserci almeno una donna. Ricci, invece, non aveva dato alcun spazio alle quote rosa. Il Sindaco di Assisi avrebbe ritenuto che non ci sarebbero state su tutto il territorio donne degne e all’altezza di assumere l’incarico di assessore e di vicesindaco.

Un assessore donna, due sarebbe auspicabile, tre meglio ancora e perché no anche l’equilibrio di genere in Giunta ad Assisi. Il comitato dei Ricorrenti è a dir poco entusiasta per il pronunciamento della Sezione Quinta di Palazzo Spada che costringerà il sindaco Claudio Ricci all’inserimento di almeno una donna nel suo esecutivo.

Il sindaco di Assisi per difendersi, avrebbe, infatti, incaricato un avvocato perugino per altro già noto alle cronache nazionali. “L’insensibilità dimostrata dal sindaco di Assisi – è stato detto nel corso dell’incontro – nei confronti delle quote rosa, ritenendo che offende la città della pace e dei diritti universali, oltre che violare totalmente le disposizioni vigenti in materia”. La legalità adesso è stata ripristinata.

“Dopo tre anni finalmente è stato sancito che anche il Sindaco di Assisi deve sottostare alle leggi e alla carta fondamentale cittadina, cioè lo Statuto comunale. Lo ha detto Simone Pettirossi, Capogruppo PD Assisi. Ad Assisi ci voleva il Consiglio di Stato per ribadirlo”.
“La nostra soddisfazione è ancora più grande – dice Pettirossi – se si considera che la battaglia è stata portata avanti ad armi impari. Da un lato, c’erano il Sindaco e gli Assessori che, nonostante la presenza di un’avvocatura comunale interna (quindi attivabile gratuitamente), hanno incaricato avvocati esterni, pagati con i soldi del Comune, cioè di tutti i cittadini. Dall’altro lato, invece, c’eravamo noi, che ci siamo dovuti autofinanziare e che abbiamo tirato fuori i soldi di tasca nostra, rischiando in proprio e non gravando sulla collettività, per difendere il principio di legalità e riaffermare quello della parità di genere. Solo la tenacia di tutti noi ricorrenti, ha permesso di raggiungere questo risultato”.

“La sua trovata – ha detto Giorgio Bartolini esponente di Forza Italia – si scontrava oltre che con l’articolo 30 del regolamento comunale, che vuole che la “composizione della giunta sia assicurata, di norma dalla presenza di ambo i sessi, con il buon senso e non poteva reggere al vaglio del supremo organo. La verità è che Ricci – continua Bartolini – per egoismo personale, non intendeva modificare gli equilibri di Giunta, con la sostituzione di un assessore uomo per far posto ad una donna, così come prevedeva la legge. Ora lo dovrà fare”.

“Per di più oltre alle spese sostenute dal Comune – conclude Bartolini – quest’ultimo è stato condannato al pagamento di quelle sostenute dai ricorrenti, quantificate in seimila euro”.

Gli fa eco Simone Pettirossi domandandosi “perché le spese legali per gli avvocati esterni, incaricati dal Sindaco e dagli Assessori, le deve pagare il Comune? Non ci sembra per nulla giusto. Noi ce le siamo sempre pagate di tasca nostra le spese legali…con sottoscrizioni, autofinanziamenti, cene. Di fronte all’ostinaziome incredibile e ingiustificata di Ricci e degli Assessori per difendere l’indifendibile, crediamo perciò – conclude Pettirossi – che sarebbe corretto che siano loro a pagarsi le spese e non i cittadini”.

 

 

 

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