Mignini di Petrignano, i lavoratori meritano risposte chiare e possibilità di confronto

Mignini di Petrignano, i lavoratori meritano risposte chiare e possibilità di confronto

C’è forte preoccupazione tra i lavoratori della Mignini e Petrini di Petrignano d’Assisi, storica azienda che produce mangimi alimentari, con circa 80 dipendenti nel sito umbro (e altri 3 stabilimenti in Italia a Bologna, Napoli e Brindisi). Stamattina le maestranze, insieme ai loro sindacati, Flai Cgil e Uila Uil, hanno dato vita ad un presidio davanti ai cancelli della fabbrica umbra per denunciare “l’immobilismo della proprietà a fronte di una situazione ogni giorno più insostenibile”.

“Siamo stati costretti a indire questo presidio perché è da più di un mese che abbiamo chiesto un incontro. I lavoratori, in un contesto di crisi e di difficoltà diffusa, meritano risposte chiare e possibilità di confronto. Questo non ci è stato dato”. A dirlo è Michele Greco, segretario generale della Flai Cgil dell’Umbria, durante il presidio alla Mignini di Petrignano d’Assisi. I sindacati dei lavoratori Flai Cgil, Fai Cisl, insieme alla Rsu aziendale, hanno convocato per oggi, 26 settembre un’agitazione dei lavoratori davanti ai cancelli dell’azienda.

Michele Greco, segretario generale della Flai Cgil dell’Umbria

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“I lavoratori hanno delle paure, ormai è da tre mesi che lavorano quattro giorni a settimana, senza avere risposte sulle prospettive, stiamo perdendo volumi, mercato, le difficoltà ce le hanno tutte le aziende, noi vogliamo sapere come reagisce la Mignini rispetto a queste difficoltà. Sappiamo – aggiunge Greco – che abbiamo criticità, dal punto di vista del commerciale non investiamo su quel ramo e perdiamo quote di mercato. Ogni quota di mercato persa sono volumi in meno e le stanno pagando i lavoratori con le loro ferie. Ad oggi sono in negativo e da qui fino a dicembre non possiamo andare avanti così. Abbiamo bisogno di essere tranquillizzati di tranquillizzare i lavoratori perché in questo momento di difficoltà in cui il reddito è l’unica fonte di sostentamento rispetto all’aumento dei costi energetici che stanno pesantemente incidendo sulla vita delle persone. Le risposte urgono da tutti i punti di vista, dalle aziende, dal futuro governo che andrà ad entrare in pieno nei poteri previsti dalla Costituzione. Noi siamo qui  – conclude – ad aspettare con le bandiere davanti all’azienda. Una risposta, almeno sull’incontro. Se arriverà una risposta sull’incontro, noi toglieremo il presidio”.

La riduzione dei volumi produttivi, l’utilizzo obbligato di ferie imposto agli operai dell’azienda, l’indebolimento del “commerciale”, a seguito di dimissioni di alcuni agenti addetti alle vendite in tutto il territorio nazionale e non sostituti, le insufficienti relazioni sindacali che determinano la mancanza di attenzione e rispetto dei lavoratori e delle lavoratrici dell’azienda, l’assenza di un piano strategico aziendale di fronte alla crisi economica e sociale aggravata dal “caro energia” e la mancata reinternalizzazione dei lavori dati in appalto durante la pandemia. Sono queste le criticità individuate dai sindacati.

A Bologna i lavoratori sono stati messi in cassa integrazione

Questa è una paura che noi abbiamo, perché già a Bologna viviamo questa situazione. La paura più grande che abbiamo noi è il fatto che vogliamo avere una risposta dall’azienda in merito a una situazione produttiva. Lo dice Rossetti Riccardo, Rsu azienda Mignini Petrini Uila-Uil. Abbiamo ridotto le ore di lavoro, i volumi stanno calando e non sappiamo le strategie dell’azienda. Il problema è causato dalla guerra, nel senso che sono aumentati i costi delle materie prime, dell’energia e quindi l’aumento del costo del mangime che ha causato una riduzione delle vendite”.

Riccardo Rossetti, Rsu azienda Mignini Petrini Uila-Uil

“Quello che serve è incrementare la rete vendita, ritrovare un posizionamento sul mercato e programmazione che si fa nei tavoli di confronto con le organizzazioni sindacali. E’ l’intervento di Mirco Ghiandoni, segretario Uila Umbria. Questi incontri sono latenti nonostante le nostre richieste. C’è da programmare un futuro perché i lavoratori non possono sopperire alla mancanza di lavoro facendo da ammortizzatore sociale utilizzando le loro ferie. Ad oggi c’è un calo del reddito, il saldo di ferie in negativo non sono tollerabili in queste situazioni. L’azienda deve dare risposte immediate di fronte alle persone che da oggi, giorno lavorativo, si trovano qui davanti con l’azienda chiusa perché non è un giorno in cui è attiva la produzione. Questa latitanza sul tavolo comporterà sicuramente dei problemi perché se non interviene subito, si perderanno ulteriori quote di mercato, già la situazione ci risulta abbastanza complessa e grave per quella che è un marchio storico, un gruppo importante del territorio italiano. Noi chiediamo di vederci, di incontrarci, di parlare con l’azienda e capire quale sarà l’ottica futura. Le difficoltà vengono dalla guerra ma vengono sicuramente dalle scelte, che al momento, la scelta di non decidere è la più pericolosa sul mercato fluido e mobile come quello dei mangimi”.


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Mirco Ghiandoni, segretario Uila Umbria.

Esternalizzazione è un parola che mette sempre terrore in una fabbrica

L’azienda più di una volta ha fatto ricorso al sistema di esternalizzazione per mancanza di personale. E’ quanto dichiara Marco Cesaretti della RSU Mignini che spiega che “ha prima esternalizzato il lavoro della portineria riportando dentro due lavoratori in produzione e poi con lo sfuso. Durante il periodo covid è stato fatto un accordo sullo sfuso, di fronte al prefetto, e questo adesso lavoratori dovrebbero rientrare a far parte della Mignini Petrini. Quindi dovremmo riprendere queste postazioni di lavoro”.


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Marco Cesaretti della RSU Mignini

“Dopo l’ultima richiesta di incontro inviata a fine agosto – continuano Flai, Uila e Rsu – senza nessun riscontro, i lavoratori e le lavoratrici ci hanno dato pieno mandato a mettere in campo le azioni necessarie per il ripristino regolare delle relazioni sindacali, proclamando, a partire da oggi lo stato di agitazione di tutto il personale”.

“In ultima analisi – concludono i sindacati e la Rsu Mignini-Petrini – chiediamo che si ritorni a lavorare immediatamente il lunedì e il venerdì prossimi, con il relativo pagamento delle giornate non lavorate sinora e che si convochi immediatamente l’incontro, altrimenti metteremo in campo tutti gli strumenti necessari per salvaguardare i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici del sito di Petrignano”.

Presidio che ha portato subito un risultato: è infatti arrivata a stretto giro la convocazione di un incontro sindacale da parte dell’azienda. “Chiederemo prima di tutto il rispetto delle promesse fatte, a partire dalla reinternalizzazione di alcuni servizi – annunciano Flai Cgil e Uila Uil – e poi serve un piano di rilancio vero che scongiuri una crisi occupazionale che davvero non possiamo permetterci”.

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