Presidio davanti ai cancelli della Mignini&Petrini, lavoratori chiedono aumento e non solo

Lavoratori di Mignini & Petrini arriva l'aumento salariale

Presidio davanti ai cancelli della Mignini&Petrini, lavoratori chiedono aumento e non solo

Continui cali dei volumi produttivi, la mancata presentazione di un piano industriale e poi ancora il mancato riconoscimento dell’aumento di retribuzione contrattuale, che molte aziende, pur non essendo firmatarie del contratto nazionale, hanno comunque erogato già dal mese di aprile. Sono questi i principali motivi che hanno spinto i lavoratori e le lavoratrici dell’azienda Mignini&Petrini ha fare un presidio davanti i cancelli dell’azienda, insieme alle rappresentanze sindacali di Flai CGIL Umbria e Uila UIL Umbria. La protesta è dovuta alla preoccupazione ed insoddisfazione in merito all’incontro avvenuto nei giorni scorsi con il titolare dell’azienda, il gruppo dirigente e i rappresentanti di Confindustria.

“Abbiamo deciso di fare questo presidio proprio perché c’è la preoccupazione da parte dei lavoratori per quanto riguarda il calo dei volumi e chiediamo all’azienda di andare sul mercato per cercare di recuperare questi volumi. Dovrà presentarci un piano industriale per capire il futuro di questa azienda”. Lo dice l’operaio Marco Cesaretti, rappresentante della RSU Mignini. “Tutto questo perché c’è stato un problema nazionale sul mercato del mangime, poi hanno inciso i costi delle materie prime e L’inflazione alta ha condizionato pure”.

Marco Cesaretti

“I lavoratori stanno vivendo una situazione di grande svantaggio da un punto di vista retributivo, in quanto l’azienda si rifiuta di applicare il contratto nazionale, giustificandosi dicendo che fa parte dell’associazione datoriale non firmataria del contratto”. A spiegare questo è Silvia Pansolini, segretaria Flai CGil.Noi riteniamo che un contratto nazionale o si applica tutto o non applica per niente. Molte aziende pur facendo parte dell’associazione non firmataria del contratto hanno comunque applicato l’aumento retributivo dal mese di aprile. Chiediamo a Miglini&Petrini di provvedere all’aumento della retribuzione considerando il momento complicato che aiuterebbe i lavoratori e le loro famiglie a far fronte a quello che è il costo della vita quotidiana”.

Silvia Pansolini

Gli fa eco Palmiro Chiatti della Uila Umbria: “E’ vero che l’azienda con l’associazione cui fa parte non ha firmato il contratto nazionale, ma noi reclamiamo il riconoscimento perché molte aziende hanno riconosciuto questo emolumento ai lavoratori e noi lo reclamiamo. A questo si affianca l’incertezza che è emersa riguardo alle prospettive di un’azienda che ha un grosso potenziale, ma che comincia ad accusare delle difficoltà riguardo alla possibilità di raggiungere certi mercati. Su questo esprimiamo preoccupazione e chiediamo conto su quali possano essere i progetti e le prospettive dietro i quali poi si può tranquillamente lavorare anche in merito a necessità di riorganizzare e rimodellare il lavoro secondo le esigenze. Noi non ci siamo tirati indietro in nessuna circostanza, siamo stati sempre disponibili ad affrontare tutte le discussioni in tutti i cambi, però non possiamo farlo sulla parola e sulla fiducia. Dobbiamo avere una prospettiva, un’idea di progetto che deve essere tangibile per quanto possibile. Chiediamo dia vere una base strutturata sulla quale ragionare e sul che fare da qui ai prossimi mesi e anni dentro questa azienda”.

Pertanto, i lavoratori hanno dato mandato alle loro rappresentanze sindacali di portare avanti lo stato di agitazione con ulteriori azioni di protesta in caso di mancate risposte aziendali.

Palmiro Chiatti Uila Umbria

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