Vangelo dell’Ascensione, riflessione di Fra Simone dei Frati Minori di Assisi Sotto il Cielo di San Damiano

Fra Simone, dei Frati Minori di Assisi, ci parla del Vangelo di Marco

Vangelo dell’Ascensione

Vangelo dell’Ascensione, riflessione di Fra Simone dei  Frati Minori di Assisi Sotto il Cielo di San Damiano

Vangelo dell’Ascensione – Fra Simone, dei Frati Minori di Assisi, ci parla del Vangelo di Marco. «Ci troviamo – dice il Religioso – nel giardino del Cantico a San Damiano, un luogo che si appresta a celebrare uno dei centenari di questo triennio straordinario: Il centenario della composizione del Cantico delle creature. Qui condivideremo qualcosa sul Vangelo dell’ascensione del Signore».

L’Ascensione nel Vangelo di Marco

Il Vangelo dell’ascensione secondo Marco è caratterizzato da due verbi bellissimi di movimento. Gesù fu elevato e gli 11 partirono. Gesù fa ritorno al padre lasciando dietro di sé delle porte spalancate verso il cielo, varchi definitivi guadagnati dalle ferite di Gesù rimaste anch’esse in il m aperte. Le nostre piaghe, ci dice Gesù ascendendo in cielo, portate con amore che hanno incontrato la Pasqua, sono degne del cielo, ci fanno degni di Dio.

La Chiesa in Cammino

Se Gesù ascende, la sua chiesa parte. Non è una chiesa di perfetti quella che si incammina per le strade del mondo. Il numero 11 ci ricorda che quella chiesa è una comunità ancora ferita dal tradimento, dal rinnegamento, dalla defezione. A Gesù non importa che essa sia Immacolata, la vuole incamminata, non incrollabili fedele, ma affidata. Proprio a questa comunità mancante e ferita, Gesù affida cinque azioni straordinarie nella potenza del nome di Gesù, di Gesù Salvatore.

Le Cinque Azioni della Chiesa

La chiesa è chiamata a scacciare demoni, è chiamata cioè a compromettersi con il male che assedia e spacca l’uomo. È talmente interessata la chiesa al bene dell’uomo da ritenere interessante persino il suo male. Una chiesa chiamata a parlare poi lingue nuove, cioè di incontro, di dialogo, di amicizia. Sempre e con tutti. Una chiesa che apre porte, che costruisce ponti, che non ha nemici. Che include.

Una chiesa chiamata a prendere in mano serpenti, una chiesa cioè che non lascia in balia del Peccato la vita dell’uomo, ma la pone sotto la signoria e la custodia della misericordia. Una chiesa alla quale nessun veleno pregherà danno. Perché il veleno più letale, la morte, è stato sconfitto, annientato per sempre dalla risurrezione di Cristo.

E infine, una chiesa chiamata a imporre le mani ai malati, una chiesa che ha gesti di cura, di tenerezza Pasquale, che ha mani bucate, cioè libere di posarsi su chi è ferito e incapaci di trattenere il balsamo sanante della compassione.

Cari fratelli e sorelle, possiate vivere questa solennità da Uomini e Donne che procedono verso il cielo, ma incamminati verso i fratelli qui sulla Terra, con mani incise e abitate dai gesti di Gesù.

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